Che uccelli vivevano sui Berici 30.000 anni fa?
L’analisi dell’avifauna fossile proveniente dal sito di Grotta del Buso Doppio del Broion, situata nei Monti Berici (comune di Longare, VI) a 150 m di quota, ha fornito preziose informazioni su paleoambiente e paleoclima dell’area berica.
I depositi studiati sono riferibili a circa 30 mila anni fa, in una fase di irrigidimento climatico poco prima dell’inizio dell’Ultimo Massimo Glaciale. L’analisi sistematica ha rilevato la presenza di almeno 44 specie diverse di uccelli, i cui resti fossili sono stati identificati tramite confronto con scheletri attuali.
La presenza di civetta delle nevi e ulula, due specie boreali, indica condizioni climatiche decisamente più rigide delle attuali. Infatti, la distribuzione geografica di queste specie, durante le fasi fredde del Pleistocene, si spostava più a sud a causa dell’espansione della calotta glaciale alle alte latitudini.
L’area dei Monti Berici era caratterizzata, come suggerito dalla gamma di specie rilevate (fra cui quaglia, starna, fagiano di monte, gallo cedrone, moriglione, moretta, marzaiola, germano reale, alzavola, gallinella d’acqua, re di quaglie, gru, gallina prataiola, beccaccino, civetta capogrosso, aquila reale, astore, falco cuculo, gracchio alpino, gracchio corallino, nocciolaia, corvo imperiale, allodola golagialla, topino, rondine montana, picchio muraiolo, scricciolo, codirosso spazzacamino, sordone, passera lagia, crociere), da un mosaico ambientale con aree forestate e affioramenti rocciosi sui rilievi e aree aperte alternate ad ampie zone paludose nelle propaggini settentrionali di quella che era la Grande Pianura Adriatica, emersa fino alle Marche a causa della regressione marina.
L’ipotesi di un clima più rigido dell’attuale durante l’intervallo cronologico indagato è supportata dal ritrovamento di Tetraonidi e gracchi a quote nettamente minori rispetto a quelle in cui vivono oggi, in seguito allo spostamento delle fasce vegetazionali verso quote minori durante le fasi fredde.
L’analisi tafonomica ha rilevato l’attività combinata di carnivori, rapaci notturni e uomini nell’accumulo dei resti di uccelli. In particolare, è documentato lo sfruttamento a scopo alimentare degli Anatidi da parte delle popolazioni di Homo sapiens che abitavano la grotta circa 30 mila anni fa.
Testo e immagini di Lisa Carrera
Bibliografia
Carrera, L., Pavia, M., Peresani, M., & Romandini, M. (2018). Late Pleistocene fossil birds from Buso Doppio del Broion Cave (North-Eastern Italy): implications for palaeoecology, palaeoenvironment and palaeoclimate. "Bollettino della Società Paleontologica Italiana", 57(2), 145-174.
Carrera, L. (2018). Birds from the Late Pleistocene: environmental and climatic scenarios between the Alps and the Great Adriatic Plain (North-Eastern Italy). "Alpine and Mediterranean Quaternary", 31, 49-53.
Carrera L., Pavia M., Romandini M. & Peresani M. (2018). L’avifauna fossile di due siti gravettiani in Italia Nord-Orientale: nuovi dati su paleoambiente, paleoclima e sfruttamento antropico al passaggio MIS3/MIS2. In: Abstract book, IV Incontro Annuale di Preistoria e Protostoria “Applicazioni tecnologiche allo studio di contesti paleolitici e mesolitici italiani”, Ferrara, 7-8 febbraio 2018.
Komentarze