Gli Strigiformi sono un ordine di uccelli rapaci di abitudini prevalentemente notturne o crepuscolari. Le loro dimensioni variano dai 15 centimetri della civetta nana agli oltre 70 del gufo reale; hanno tutti una testa tondeggiante e grandi occhi frontali.
I loro occhi non possono fare grandi movimenti all’interno delle orbite, ma questo deficit viene superato dalla capacità di ruotare la testa di ben 270 gradi. Il senso più sviluppato è l’udito e alcune specie possiedono i condotti uditivi asimmetrici per poter localizzare meglio le fonti sonore.
Molte specie possiedono un marcato disco facciale che si comporta esattamente come una parabola, convogliando meglio i suoni verso le orecchie.
Buona parte degli Strigiformi non caccia “a vista”, ma sfrutta il finissimo udito e riesce a individuare le prede con estrema precisione anche a molti metri di distanza, scovando micromammiferi perfino durante i loro spostamenti sotto diversi centimetri di neve. Questi rapaci notturni, infatti, cacciano piombando sulle prede dopo averle localizzate tramite l’udito da un punto sopraelevato oppure sorvolando il territorio, come il gufo di palude e il barbagianni o ancora, come nel caso di civetta e allocco, razzolando a terra in cerca di invertebrati. Le prede più frequentemente ingerite sono i mammiferi (roditori e insettivori, ma anche piccoli ungulati o piccoli carnivori se il rapace è di grande stazza), invertebrati (chiocciole, lumache, lombrichi e insetti), rettili, anfibi e uccelli di varie dimensioni. I micromammiferi costituiscono buona parte della dieta di molti Strigiformi e per tale motivo questi uccelli sono spesso vittima di letali avvelenamenti da rodenticidi.
Il piumaggio, particolarmente morbido e soffice, conferisce loro un volo molto silenzioso grazie alla frangiatura esterna delle penne delle ali. Sono tutti dotati di forti artigli ben sviluppati per catturare le prede senza indugi.
Fin dai tempi delle pitture rupestri, gli Strigiformi hanno trovato ampio spazio nell’immaginario culturale. Resti di gufi mummificati sono stati trovati in svariate tombe egizie e nell’Antica Grecia la civetta era considerata sacra alla dea Atena, da cui il suo nome scientifico. Attualmente, i rapaci notturni sono ancora associati alla saggezza e al coraggio, ma anche alla sfortuna e alla morte. Queste ultime superstizioni negative sono probabilmente dovute alla loro abitudine di cacciare in luoghi tranquilli, poco disturbati e ricchi di nicchie e posatoi, come i cimiteri.
Nel territorio vicentino l’ordine Strigiformes è rappresentato da nove specie, una della famiglia Tytonidae, il barbagianni, e otto della famiglia Strigidae: il gufo reale, il gufo comune, il gufo di palude, l’allocco, la civetta, la civetta capogrosso, la civetta nana e l’assiolo. L'allocco degli Urali attualmente è registrato solo di rarissimo passaggio.
Barbagianni
Il barbagianni (Tyto alba) è l’unico rappresentante della famiglia Tytonidae presente in Europa. Il corpo è snello, lungo fino a 39 centimetri e un’apertura alare fino a 95 centimetri. Il piumaggio è fulvo-marrone superiormente, bianco inferiormente. Il disco facciale è bianco, a forma di cuore, contornato da una striscia di piume brunastre. È prevalentemente notturno, ma può avere buona attività crepuscolare. Caccia sia da posatoio che sorvolando il territorio in cerca di prede; una volta localizzate, esegue il volo a “spirito santo” prima di tuffarsi sulle stesse.
Il barbagianni è una specie tipica dei terreni aperti e dei margini dei boschi. Nidifica dentro cavità naturali (anfratti della roccia, alberi cavi) o artificiali (fienili o casolari abbandonati). La dieta è costituita prevalentemente da micromammiferi (soprattutto insettivori e roditori), da altri piccoli vertebrati (uccelli, anfibi e rettili) e da insetti.
Negli ultimi anni il barbagianni ha subito un drastico calo numerico e in provincia di Vicenza è diventato rarissimo. Molteplici sono le cause, sia dirette (bracconaggio, avvelenamento da rodenticidi e investimenti stradali), che indirette (perdita di siti di nidificazione a causa di ristrutturazioni, minor presenza di fienili e disturbo antropico).
Allocco
L’allocco (Strix aluco) è il più boschivo dei nostri Strigiformi. Di medie dimensioni, è caratterizzato dall’essere molto compatto e avere una testa molto grossa. Il piumaggio presenta due morfismi diversi, uno grigio-bruno e uno bruno-rossiccio, entrambi interamente striati, vermicolati e finemente barrati. Il disco facciale risulta omogeneo al resto del corpo, distinto da una linea nera di demarcazione.
Sedentario, la sua dieta è molto varia e opportunista. Si può cibare di specie molto grandi, quali conigli o lepri, ma anche di specie molto piccole, come lumache e insetti. Grazie alle sue doti venatorie riesce a catturare anche specie di micromammiferi arboricoli, come i Gliridi e gli scoiattoli.
Dall’inverno alla fine dell’estate è facile sentire il canto del maschio risuonare tra gli alberi: un flautato “uuuuuh”, seguito da un vibrante “uh-uuhuhuhuhuh…”.
Allocco degli Urali
L’allocco degli Urali (Strix uralensis) è un rapace notturno di grandi dimensioni, che può raggiungere i 59 centimetri di altezza e un’apertura alare di 124 centimetri. Le parti superiori sono di colore grigio chiaro, con macchie e striature scure, quelle inferiori sono grigio biancastre vermicolate di scuro. Il capo è rotondo, con evidente disco facciale, il becco è giallo. La coda è abbastanza lunga, ben visibile durante il volo. È ben riconoscibile per la sua costante espressione “stupita”.
Molto aggressivo, durante la stagione riproduttiva può arrivare a mobbare anche l’uomo. Si nutre soprattutto di arvicole, anfibi e insetti, ma può cacciare uccelli di vario tipo, inclusi altri rapaci notturni.
Sedentario, frequenta le foreste di conifere. In itali ci sono pochissime coppie nidificanti in Friuli Venezia-Giulia, ma la specie risulta in espansione dall'Est Europa e nel vicentino ci sono sporadiche segnalazioni nella zona più settentrionale del territorio.
Il suo canto consiste in un tipico quadrisillabico “uuuh... uhuh-uh”, molto flautato.
Gufo reale
Alto fino a 73 centimetri e con un’apertura alare che può arrivare ai 170 centimetri, il gufo reale (Bubo bubo) è il più grande degli Strigiformi. Di forma tozza e massiccia, presenta una testa molto grossa con ciuffi auricolari lunghi e spessi, molto evidenti (attenzione, non sono le orecchie!). Le parti inferiori sono di colore bruno-crema camoscio con evidenti striature nere, le parti superiori sono bruno-terra scuro, fittamente vermicolate di nero.
Sedentario, vive in zone montuose e boscose con presenza di pareti rocciose e grandi alberi. Nidifica in posti poco accessibili, su cenge o dentro cavità. Crepuscolare e notturno, si ciba principalmente di mammiferi (roditori, lepri, conigli, ricci, piccoli mustelidi, volpi e cuccioli di capriolo) e di uccelli (Corvidi, rapaci, altri Strigiformi e, se capita, anche galline).
La sua presenza è molto rara e localizzata nel Vicentino e la sua nidificazione potrebbe trarre vantaggio dalla chiusura stagionale delle falesie di arrampicata, luoghi prediletti da questa specie per costruire il proprio nido.
Gufo comune
Il gufo comune (Asio otus) è uno Strigiforme di medie dimensioni, caratterizzato da lunghi ciuffi auricolari che nascono dalla sommità del disco facciale, che è di colore più tenue rispetto al resto del piumaggio ed è delimitato da una bordatura nera. Di colore bruno-nerastro, questi ciuffi non hanno alcun ruolo per l’apparato uditivo, ma vengono utilizzati soprattutto durante il corteggiamento oppure per segnalare allarme o curiosità. Il suo piumaggio è ocra-bruno con evidenti macchie e striature nere.
Prevalentemente notturno, caccia micromammiferi, soprattutto arvicole, uccelli e insetti. Migratore parziale, in inverno lo si può vedere in gruppi (roost) talvolta molto numerosi mentre sverna fra le conifere o altre piante dal fogliame denso.
Gufo di palude
Il gufo di palude (Asio flammeus) è molto simile al gufo comune. La sua colorazione è bruno-giallastra e bianco-camoscio, fittamente barrata di nero. Il disco facciale è chiaro, con vistose macchie perioculari nere. I ciuffi auricolari sono molto piccoli e raramente visibili. Le ali sono lunghe, strette e appuntite.
Diversamente dagli altri rapaci notturni, è di abitudini diurne e crepuscolari. Caccia micromammiferi, in particolare arvicole, che individua perlustrando i campi e gli incolti volando lentamente a pochi metri di altezza. Da noi risulta migratore di passaggio e raro svernante.
Civetta
La civetta (Athene noctua) è il più urbano degli Strigiformi europei. Piccola e di aspetto compatto, presenta una grossa testa con due grandi occhi gialli. Il dorso è bruno e macchiettato di bianco, le parti ventrali sono bianche con macchie e striature brunastre.
Prevalentemente sedentaria, la si può spesso osservare anche durante il giorno appollaiata su tralicci o altri manufatti per farsi bagni di sole o anche per cacciare, specialmente in fase riproduttiva.
L’alimentazione è molto varia: può cacciare micromammiferi o rettili piombando da posatoi sopraelevati, oppure razzolare a terra alla ricerca di insetti o altri invertebrati.
Il suo repertorio vocale, facilmente udibile nelle ore notturne, è molto vario e caratterizzato da versi striduli e miagolanti.
Civetta capogrosso
La civetta capogrosso (Aegolius funereus) è un rapace notturno di piccole dimensioni, caratterizzato dalla testa proporzionalmente molto grossa e priva di ciuffi auricolari. Presenta un evidente disco facciale bianco contornato da ciuffi di penne nere e la testa è marrone con fitta gocciolatura bianca. Le parti superiori sono di colore bruno terra con chiazze biancastre soffuse, le parti inferiori sono biancastre con chiazze brunastre.
Nidifica in fitte foreste dove siano presenti radure e prati umidi. Per nidificare, riutilizza solitamente i nidi abbandonati di picchio nero: per tale motivo l’espansione di quest’ultimo uccello è considerato un “apri-pista” per la presenza della capogrosso.
Strettamente notturna, si ciba principalmente di piccoli roditori quali arvicole e topi selvatici. Il suo canto è inconfondibile: una serie di 5-7 note emesse in rapida successione (“ou-ou-ou-ou-ou-ou-ou”), soprattutto nelle ore notturne in inverno e primavera.
Civetta nana
Con soli 19 centimetri di lunghezza e un’apertura alare di 39 centimetri, la civetta nana (Glaucidium passerinum) è il più piccolo dei nostri Strigiformi. Inferiormente è di colore biancastro, fittamente striato di bruno, con fianchi densamente barrati e la parte posteriore grigio-bruna picchiettata di bianco. La testa è proporzionalmente meno grossa degli altri Strigiformi, gli occhi sono piccoli, con sopraccigli bianchi. La coda lunga e le ali corte la aiutano a cacciare nel fitto bosco.
Di abitudini crepuscolari e notturne, frequenta foreste di conifere dove preda uccelli che possono arrivare alle dimensioni di un tordo (più grandi di lei!), micromammiferi e insetti. In autunno è solita accumulare una dispensa di prede, nascondendole nei buchi degli alberi. Nidifica nelle cavità negli alberi, spesso nei nidi abbandonati di picchio rosso maggiore.
Il suo verso è flautato e ritmato (“chiùùù… chiùùù…”).
Assiolo
L’assiolo (Otus scops) è uno dei più piccoli Strigiformi della fauna italiana. Il suo caratteristico verso monosillabilico, ripetuto per ore a intervalli di pochi secondi, gli ha fatto prendere anche il nome di “chiù”. Più piccolo e snello della civetta, presenta una colorazione grigio-rossiccia con chiazze bianche e striature nere. Il disco facciale è poco evidente, i ciuffi auricolari risultano invisibili se a riposo, mentre diventano appuntiti ed eretti quando è in allarme oppure durante le parate.
Pur essendo un migratore sub-sahariano, alcuni esemplari svernano nel sud dell’Europa.
Si nutre prevalentemente di insetti, tra cui soprattutto grilli e cavallette, che cattura razzolando a terra.
Testi di Marco Vicariotto e Jessica Peruzzo
Foto di Jessica Peruzzo, Pixabay e Wikipedia