Con il termine “micromammiferi” vengono indicati mammiferi non volanti di piccole dimensioni degli ordini Erinaceomorpha, Soricomorpha e Rodentia e rappresentano oltre il 50% dei mammiferi conosciuti. Grazie alla loro elevata adattabilità, sono riusciti a colonizzare tutti gli ambienti, dalla chioma degli alberi fino al sottosuolo, e alcune specie sono anche semiacquatiche.
I micromammiferi rivestono una grande importanza ecologica, sia come consumatori primari delle sostanze vegetali, sia come veicolo di dispersione di semi e spore, sia come essenziale fonte di cibo per molte specie di predatori. Alcune specie, soprattutto i roditori, possono danneggiare l’uomo provocando danni economici (distruzione delle colture sul campo e dei raccolti stoccati nei magazzini) e portando rischi sanitari (ad esempio la leptospirosi e la peste).
La lotta ai roditori attualmente viene condotta mediante l’uso di prodotti tossici, con conseguenze deleterie su tutta la catena ecologica. Gli esemplari moribondi o morti per avvelenamento possono infatti venire catturati e mangiati da moltissimi predatori (rapaci notturni, volpi, faine, serpenti ecc.) e condurli ad atroci sofferenze per avvelenamento, portandoli alla morte nella stragrande maggioranza dei casi.
Malgrado i micromammiferi rappresentino una vera ricchezza per gli ecosistemi, vengono ricordati solamente per eventi negativi e generalmente le specie sono considerate a bassa vulnerabilità, senza alcun livello di protezione, nonostante alcune specie necessiterebbero di un maggior livello di protezione per la loro endemicità (ad esempio l’arvicola d’acqua italiana) e la sempre maggiore scarsezza numerica, essendo legati ad ambienti fragili e sempre più inquinati, come i fossati d’acqua pulita e ricchi di vegetazione.
Conosciamoli meglio per poterli apprezzare di più!
Ordine Erinaceomorpha
Gli Erinaceomorfi sono un ordine di mammiferi di piccole dimensioni diffusi in Eurasia e in Africa. Le specie presenti nel nostro territorio fanno parte della famiglia Erinaceidae.
Famiglia Erinaceidae
Gli Erinaceidi, comunemente chiamati ricci, sono mammiferi caratterizzati dalla presenza di aculei sulla parte superiore della testa, i fianchi e il dorso. La parte inferiore dei fianchi e il ventre sono ricoperti da setole lunghe e rigide. La sagoma è massiccia, con collo quasi impercettibile e un muso appuntito terminante con un grugno molto mobile. Le orecchie, piccole e tondeggianti, sono poco visibili, le zampe sono corte la coda è praticamente assente. Se disturbati, si appallottolano proteggendo il ventre ed esponendo gli aculei. Nel nostro territorio si possono trovare due specie, quasi indistinguibili quando osservate in natura: il riccio europeo (Erinaceus europaeus) e il riccio dei Balcani (Erinaceus roumanicus). In entrambe le specie il dorso e i fianchi sono ricoperti da aculei bruno-neri con base e punta biancastre, mentre il resto del corpo è bruno scuro con zone bruno-giallastre. La maggiore differenza tra le due specie sta nel petto: in E. europaeus è di colore bruno scuro, mentre in E. roumanicus è bianco. Per avere certezza nella determinazione, in ogni caso, bisogna esaminare il cranio oppure eseguire test genetici. Strettamente notturni o crepuscolari, costruiscono nidi di foglie secche in zone riparate sia per allevare i piccoli che per ibernare. Si nutrono di invertebrati, piccoli vertebrati, semi e frutta.
Ordine Soricomorpha
I Soricomorfi sono un ordine di piccoli mammiferi con caratteri primitivi. Caratteristica comune è il muso molto appuntito e tutti i denti cuspidati. Gli occhi sono molto piccoli, le zampe corte, il pelo corto e folto. Si nutrono quasi esclusivamente di insetti e altri invertebrati. La maggior parte delle specie è legata al suolo, mentre altre sono fossorie e altre ancora semiacquatiche. Le specie presenti nel nostro territorio sono suddivise in due famiglie: Talpidae e Soricidae.
Famiglia Talpidae
I Talpidi sono un gruppo di mammiferi la cui corporatura si è evoluta per scavare e per vivere in ambiente ipogeo. Il loro corpo è cilindrico e allungato, il muso è appuntito, terminante in un grugno molto mobile. Gli occhi sono piccolissimi, talvolta addirittura ricoperti da una membrana di pelle, mentre le orecchie sono prive di padiglione per non portare intralcio durante il passaggio negli stretti cunicoli. Il cranio è provvisto di canini molto sviluppati. Le zampe anteriori sono grandi e appiattite, poste lateralmente al corpo e munite di grossi unghioni atti a scavare, mentre le zampe posteriori sono molto piccole. Il pelo, solitamente di colore nero o grigio-nero, è denso ma molto corto per non creare intralcio nello scavo; la coda è corta e setosa, solitamente tenuta dritta. Difficile da vedere, la sua presenza si rende nota tramite i sistemi di tana che sollevano mucchi di terra nell’ambiente in cui vivono. Nel nostro territorio possiamo trovare due specie: la più comune e nota è la talpa europea (Talpa europaea), la meno nota è la talpa cieca (Talpa caeca). Quest’ultima è più piccola della talpa europea e anche a livello scheletrico si possono notare differenze sia a livello craniale che nelle ossa del bacino. Si nutrono soprattutto di lombrichi e altri invertebrati che trovano rovistando e scavando sotto terra.
Famiglia Soricidae
I Soricidi, meglio noti con il nome di toporagni, sono una famiglia di mammiferi insettivori sistematicamente molto vicini ai carnivori. Le dimensioni delle specie italiane sono molto ridotte: si va dai 54 mm per un peso di 3 g del mustiolo fino ai 103 mm per un peso di 23 g del toporagno d’acqua. Il loro corpo è snello, con arti brevi e coda relativamente lunga. Il muso è lungo e appuntito, con occhi e orecchi piccoli. La pelliccia è corta e soffice. I Soricidi sono prevalentemente terricoli o semi-acquatici. Avendo un metabolismo molto elevato hanno spesso bisogno di mangiare: è stato calcolato che giornalmente ingurgitano una quantità di cibo pari a circa l’80-90% del proprio peso corporeo. Si nutrono degli invertebrati che catturano nel sottobosco. Molti predatori li catturano, ma li abbandonano senza consumarli, probabilmente a causa del cattivo gusto o del cattivo odore delle loro carni. È quindi facile trovare cadaveri abbandonati durante le escursioni in ambiente. A seconda della colorazione dei denti vengono suddivise due sottofamiglie: i toporagni a denti bianchi (Crocidurinae) e i toporagni a denti rossi (sottofamiglia Soricinae).
Nel Vicentino si possono trovare tre specie della sottofamiglia Crocidurinae (toporagni a denti bianchi): il mustiolo, la crocidura ventrebianco e la crocidura minore. Il mustiolo (Suncus etruscus) è noto per essere il più piccolo rappresentante della mammalofauna italiana; dorsalmente è grigio-bruno mentre ventralmente è grigio chiaro, con colorazione che cambia in modo graduale. Le crocidure sono le specie più socievoli della famiglia, condividono il nido e possono formare “carovane” in cui l’individuo che segue si attacca letteralmente a quello che precede. La crocidura ventrebianco (Crocidura leucodon) è solitamente di colore grigio topo superiormente e bianca ventralmente, con una netta demarcazione tra i due colori, mentre la crocidura minore (Crocidura suaveolens) è di colore bruno scuro dorsalmente e grigio-biancastro ventralmente, ma senza demarcazione.
Per quanto riguarda la sottofamiglia Soricinae (toporagni a denti rossi), nel nostro territorio si possono trovare cinque specie: tre del genere Sorex e due del genere Neomys. I rappresentanti del genere Sorex sono animali poco socievoli, che possono scavare piccole gallerie, anche se solitamente usano quelle scavate da roditori. Costruiscono il nido con foglie, muschi e altri vegetali. Oltre a consumare vari invertebrati, possono nutrirsi di cuccioli di arvicola, che vanno a predare direttamente nei nidi. Le specie presenti nel nostro territorio sono il toporagno alpino, il toporagno del Vallese e il toporagno nano. Il toporagno alpino (Sorex alpinus) è nero antracite sul dorso, leggermente più chiaro nel ventre. Come si evince dal nome, frequenta le foreste fredde e umide di montagna. Il toporagno del Vallese (Sorex antinorii) presenta livrea tricolore, bruno nero sul dorso e grigio bianco sul ventre con una fascia di transizione bruno chiaro sui fianchi. Il toporagno nano (Sorex minutus) è la più piccola delle tre specie, con livrea bicolore, bruna sul dorso e grigia sul ventre.
I rappresentanti del genere Neomys sono i più grandi della sottofamiglia Soricinae nel nostro territorio e si sono evoluti per condurre una vita semiacquatica: i piedi posteriori sono molto grandi e provvisti di peli rigidi atti a facilitare il nuoto. Bicolori coda compresa, presentano dorso grigio-ardesia e parti inferiori grigio-bianche. Nel Vicentino possiamo trovare il toporagno d’acqua (Neomys fodiens) e il toporagno acquatico di Miller (Neomys anomalus).
Ordine Rodentia
I roditori sono l’ordine di mammiferi con più specie, rappresentando da soli circa il 43% delle specie totali. Caratteristica peculiare di tutte le specie, che ha dato il nome all'intero ordine, è il possedere quattro incisivi contrapposti a coppie nella zona frontale della bocca, che consentono la rosicatura del cibo. I roditori della fauna italiana vengono suddivisi in tre infraordini, a loro volta suddivisi in sei famiglie. Le loro dimensioni possono variare da molto piccole (il topolino delle risaie raggiunge gli 80 mm con un peso di 11 g), a grandi (l’istrice può arrivare a 850 mm per un peso di 27 kg).
Sottordine Sciuromorpha, famiglia Sciuridae
Gli scoiattoli sono sciuridi di taglia media tipicamente arboricoli. Gli scoiattoli del genere Sciurus sono caratterizzati dall’essere di taglia media, con coda folta e appiattita lateralmente, lunga quasi quanto la testa ed il corpo. La testa è rotonda, con occhi grandi e orecchie lunghe. Presentano grandi incisivi e quattro file di premolari + molari composte da 5 denti. Lo scoiattolo comune (Sciurus vulgaris) presenta pelo folto, di colore variabile da rossiccio a nero nelle parti superiori e ventralmente bianco. Le orecchie presentano ciuffi auricolari evidenti. Diurno, si nutre di semi, gemme e funghi. Non va in letargo, ma passa l’inverno rintanato nel nido costruito sulla forcella di un albero consumando provviste accumulate in autunno. Lo scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) è stato introdotto in gran parte dell’Europa dagli Stati Uniti e dal Canada. Più robusto della nostra specie autoctona, va a sostituirla nei posti che riesce a colonizzare. Dorsalmente si presenta di colore grigio, ventralmente bianco. Privo di ciuffi auricolari, ha la coda lunga quasi quanto il corpo. Diurno, si nutre di ghiande, noci e semi.
Sottordine Sciuromorpha, famiglia Gliridae
I gliridi sono roditori di piccola taglia con coda lunga e folta. Specie arboricole e prevalentemente notturne, hanno occhi proporzionalmente molto grandi. Si nutrono di frutti, noci, gemme, cortecce, invertebrati, uova e funghi e si ibernano utilizzando le riserve di grasso accumulate in autunno. Nella fauna vicentina abbiamo quattro rappresentanti di questa famiglia: il ghiro, il moscardino, il quercino e il driomio.
Il ghiro (Glis glis) è il più grande dei quattro gliridi, dorsalmente di colore grigio con lunga e folta coda, mentre ventralmente è bianco. Il moscardino (Muscardinus avellanarius) è piccolo, di colore arancione, con coda lunga e folta. Il quercino (Eliomys quercinus) è un gliride di media dimensione con pelo dorsale bruno-rossastro e ventrale bianco, con netto contrasto sui fianchi. Anche la lunga coda risulta bicolore. Presenta una mascherina nera che parte dalle vibrisse arrivando fino alle orecchie circondando gli occhi. Le orecchie sono molto grandi ed è meno arboricolo delle precedenti specie. Il driomio (Dryomys nitedula) è piccolo con coda folta lunga quanto il corpo. Dorsalmente si presenta di colore bruno giallastro, ventralmente grigio giallo con netta demarcazione. Mascherina simile al quercino, orecchie di taglia media.
Sottordine Myomorpha, Superfamiglia Muroidea, famiglia Cricetidae
I cricetidi sono una famiglia di roditori di piccola taglia con corpo tozzo, testa arrotondata e occhi e orecchie piccoli. I molari presentano la tipica forma a triangoli alternati che li fa assomigliare a piccoli "alberelli di Natale": ad ogni specie corrisponde una forma peculiare, che ne rende classificabili i reperti craniali. Nel nostro territorio sono presenti nove specie suddivise in quattro generi.
Endemica dell’Italia, l’arvicola d’acqua italiana (Arvicola italicus) è il più grande cricetide della nostra fauna. Di dimensioni simili a un ratto, possiede corpo tozzo e testa arrotondata con orecchie corte nascoste dalla pelliccia. Il dorso è di colore bruno-rossastro, mentre il ventre è grigio bruno; la coda lunga più della metà del corpo. Frequenta tutti gli ambienti di acqua dolce e salmastra preferendo le rive inerbite. Vegetariana, si nutre di foglie e radici di piante acquatiche e corteccia di salici e pioppi.
Caratteristica delle foreste è invece l’arvicola rossastra (Myodes glareolus). Di piccole dimensioni, è caratterizzata dal pelo rossastro sul dorso e grigiastro sul ventre, con una linea di demarcazione netta sul fianco. La coda, lunga il 50% del corpo, è abbastanza pelosa. Prevalentemente notturna, si nutre di gemme, semi, frutta, insetti e talvolta anche di piccoli vertebrati. La sua popolazione è soggetta a fluttuazioni in concomitanza con la pasciona del faggio.
Tipica di praterie alpine ricche di rocce e frane e di foreste rade di alta quota (1000-4700 m slm) è invece l’arvicola delle nevi (Chionomys nivalis). Di taglia media e coda relativamente lunga, presenta il dorso di colore variabile da grigio fumo a bruno grigiastro, con ventre bianco grigiastro. Le orecchie e i piedi sono ricoperti di corti peli di colore bianco, che li protegge dal freddo. Diurna, la si può osservare mentre si riscalda al sole. Costruisce le tane nelle feritoie della roccia, formando piccole colonie. Si nutre di poacee (ex graminacee), muschi, licheni e arbusti.
Le rimanenti specie rientrano tutte nel genere Microtus, caratterizzate dal corpo cilindrico con orecchie e occhi piccoli. Di taglia da piccola a media sono le specie dominanti negli ambienti aperti di prato e prateria. Tutte le specie sono terrestri e tendenzialmente fossorie, ossia scavano sistemi di tana sotterranei. Principalmente notturne, possono subire fluttuazioni cicliche. Si nutrono di piante, radici e semi. Durante l’inverno scavano tipiche gallerie tra il terreno e la coltre nevosa per arrivare al cibo, che si possono notare allo scioglimento della neve. Le specie presenti nel nostro territorio sono: arvicola campestre (Microtus arvalis), arvicola di Laverned (Microtus lavernedii, ex M. agrestis), arvicola del Liechtenstein (Microtus liechtensteini), arvicola di Fatio (Microtus multiplex), arvicola sotterranea (Microtus subterraneus) e arvicola di Savi (Microtus savii).
Sottordine Myomorpha, Superfamiglia Muroidea, famiglia Muridae
Comunemente noti come ratti o topi, i muridi rappresentano la famiglia più numerosa di roditori. Prevalentemente terricoli, alcune specie hanno uno spiccato comportamento arboricolo, mentre altre si sono adattate alla vita semiacquatica. Le dimensioni variano da piccole a medie e presentano tutte corpo snello e muso appuntito. Nel nostro territorio sono presenti sette specie suddivise in quattro generi.
I topi selvatici, genere Apodemus, sono roditori di piccola taglia con coda lunga e sottile. Possiedono occhi prominenti e grandi orecchie, con piedi posteriori abbastanza lunghi. Sono specie legate all’ambiente boschivo, ma si possono adattare anche ad ambienti più aperti. Pur essendo onnivori, si nutrono principalmente di semi. Nel Vicentino sono presenti tre specie di questo genere: il topo selvatico a dorso striato (Apodemus agrarius), il topo selvatico dal collo giallo (Apodemus flavicollis) e il topo selvatico (Apodemus sylvaticus). Tutte le specie presentano pelliccia bruno-giallastra superiormente, con ventre grigio chiaro. La prima specie è facilmente riconoscibile per la stria scura che gli percorre la schiena dalla nuca alla groppa. Le altre due specie si riconoscono per l’estensione della macchia pettorale giallastra. Interfertili e simpatriche (possono condividere lo stesso territorio), possono creare ibridi con caratteri intermedi che rendono ancor più difficile la già complicata sistematica del genere.
Il topolino delle risaie (Micromys minutus) è il più piccolo roditore della fauna italiana. Notturno e spiccatamente arboricolo, è caratterizzato dall’avere una coda molto lunga e leggermente prensile. Dorsalmente è di colore bruno-arancio, mentre ventralmente è bianco. Malgrado il nome possa indurre in errore, le risaie sono una seconda scelta ambientale, poiché in natura prediligerebbe fragmiteti, cespugli, erbe alte e siepi. Costruisce un nido sferico intrecciando fili d’erba e si nutre di germogli, frutta, bacche e insetti.
Il topolino delle case (Mus domesticus) è un piccolo roditore di aspetto abbastanza simile ai topi selvatici. Occhi, orecchie e piedi sono proporzionalmente più piccoli. Il pelo dorsale è bruno grigiastro, più chiaro ventralmente. Crepuscolare e notturno, il topo domestico è commensale dell’uomo, condivide cioè gli stessi ambienti. Onnivoro, si nutre principalmente di semi e granaglie.
I rappresentanti del genere Rattus sono le specie di muride più grande della nostra fauna. Hanno corpo piriforme, con coda molto lunga. Alloctoni, sono stati introdotti dall’asia attraverso gli scambi commerciali. I ratti sono specie sinantropiche (fortemente attratte dagli ambienti fortemente modellati dall’uomo) che possono provocare gravi danni alle culture e alle merci stoccate e sono inoltre vettori di gravi malattie.
Il ratto delle chiaviche o ratto grigio (Rattus norvegicus) si presenta tozzo, con muso ottuso. Il colore della pelliccia è variabile da bruno a grigio-ardesia, passando per bruno-giallastro e rossiccio. Può arrivare a pesare oltre 500 grammi. Notturno, aggressivo e gregario, colonizza tutti gli ambienti creati dall’uomo, prediligendo però quelli vicino all’acqua. Notturno e onnivoro, riesce a sfruttare tutte le risorse alimentari disponibili.
Il ratto nero (Rattus rattus) è più piccolo e slanciato del conspecifico ratto delle chiaviche. Gli occhi sono grossi e sporgenti, il muso è appuntito. Le orecchie, grandi e arrotondate, sono quasi glabre. La colorazione è variabile: il dorso è solitamente bruno-grigiastro, mentre il ventre è più chiaro. Arboricolo, costruisce nidi con erba e foglie nelle biforcazioni degli alberi. Commensale dell’uomo, predilige ambienti più asciutti rispetto al ratto grigio. Principalmente erbivoro, può nutrirsi di invertebrati e piccoli vertebrati. Meno aggressivo del ratto grigio, viene scacciato dalla continua espansione di quest’ultimo, che sta diventando abbastanza raro nel Vicentino.
Testo di Jessica Peruzzo e Marco Vicariotto, foto dal web
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